curiosità stroriche padovane  1°

IMPERIALI, REGI, DUCALI OSPITI
NELLA CASA DEL PELLEGRINO AL SANTO

In via Cesarotti (la grande strada che, come tutti padovani sanno, fiancheggia a nord-avest la Basilica del
Santo), al numero 5, trovasi la Casa del Pellegrino, specie di albergo confortevole ed economico, dove perché, per ovvie ragioni, non si può alloggiare per più d 'un giorno. In esso dormono, mangiano e anche bevono, perche vi e annesso un bar, molli degli innumerevoli pellegrini che affluiscono da ogni parte d'Italia e del Mondo a visitare e venerate il famoso Santo.

Di per se la Casa del Pellegrino e recente, pur essendo in un antico palazzo che fu restaurato o, meglio, ricostruito nel dopoguerra conservando la bella facciata esterna e le due lapidi latine di cui parleremo ora.

II progetto di ricostruzione e dell 'architetto Armando Scarabottolo di Padova, il quale ne diresse anche i lavori per conto dei Frati del Santo. L'edificio, in un passato ormai lontano, apparteneva ad una grande famiglia padovana, i Ceoldo, di cui penso che esistano ancora discendenti a Padova. Mi consta infatti che in un ramo almeno di essa si conserva tuttora il nome Giovan Battista, che e quello appunto d 'un antico proprietario del palazzo.

In uno degli ingressi della Casa si trovano, una a sinistra, l'altra a destra di chi entra, due lapidi che ricordava il passaggio nel palazzo CeoIdo di ospiti famosi, che ebbero una parte importante negli avvenimenti del periodo  pre-napoleonico ed oltre.

Ne diamo Ia traduzione:

A Giuseppe II Imperatore Cesare Augusto, a Pietro Leopoldo Granduca di Toscana e ai [loro] fratelli Ferdinando e Massimiliano

29 Maggio 1775

che qui alloggiarono insieme, Giovan Battista Ceoldo pose.

A Pietro Leopoldo II Imperatore Cesare Augusto, a Ferdinando IV Re delle due Sicilie, a Maria Carolina d'Austria sua moglie, a Maria Teresa di Borbone sua figlia sposata can Giuseppe Ferdinando d' Austria Granduca di Toscana, a Carlo, Luigi, Giovanni, Alessandro, Leopoldo, GiusepI!e,fratelli, che nei giorni 4, 5, 6 Aprile 1791 qui insieme furono ospiti

i fratelli Cealdo posero.

 

Per comprendere 1'importanza di queste lapidi bisogna rifarsi alla storia dell'epoca e dei personaggi che vi sono Dominati. Gli ultimi decenni del secolo decimottavo sono uno dei periodi più burrascosi nella storia d'Europa. Lo società ancora fondata sui privilegi di casta e di censo comincio nel '700 a vacillare per opera di pensatori, scrittori, economisti, giuristi che criticarono il sistema vigente e ne auspicarono uno nuovo.

I sovrani non restarono insensibili a quest' ondata rinnovatrice e tentarono, in fonda saggiamente, di far
evolvere i loro stati senza scosse violente. Quest'epoca e chiamata dell'illuminismo, da quel moto culturale che voleva rischiarare col «lume» della ragione le tenebre del Medioevo.

Esso svalutava il passato e tendeva ad un mondo umano conforme ai dettami della « ragione)I astratta. In
Francia ne furono Rappresentanti il Voltaire, il Rousseau, il Diderot e gli enciclopedisti, in Italia il Beccaria,
Verri a Milano; il Giannone. il Galinni, il Genovesi a Napoli.

II primo personaggio della prima lapide e appunto un tipico sovrano « illuminato »: Giuseppe II, imperatore del Sacro Romano Impero e re di Germania. Nato nel 1741, dal 1765 ebbe il trono in (compartecipazione II con la madre Maria Teresa, In celebre imperatrice d'Austria. Morta nel 1780 Maria Teresa, tenne il potere da solo fino 81 1790, in cui mori. Fu alleato di Federico il Grande di Prussia contro 18 Polonia e della Russia contra i Turchi. introdusse, secondo lo spirito dei tempi, riforme nell'esercito, nei tribunali, nei rapporti verso la Chiesa che voleva subordinate allo Stato. Questa sua pretesa ebbe appunta il nome di « giuseppinismo ».

Inoltre voleva centralizzare lo  Stato, di guisa che suscito l'opposizione dei diversi popoli sottoposti. Fu, come si vede, un uomo notevole. Ricordiamo inoltre, di passaggio, che Giuseppe II suggerì al Da Ponte
la trama del libretto di «Cosi fan tutte», ordinando a Mozart di musicarlo. Nacque cosi quello stupendo gioiello che il genio di Mozart creo. Si dice che il soggetto, sebbene assurdo, derivi da un fatto realmente accaduto a Vienna. Penso che l'imperatore non abbia potuto godere dell'opera da lui suggerita, perche fu terminata nel Gennaio 1790, I'anno stesso della sua morte.

II secondo personaggio e suo fratello, il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo, nato nel 1747. Era come Giuseppe, naturalmente, fratello della cele-berrima Maria Antonietta, regina di Francia, moglie di Luigi XVI, alla quale fu tagliata la testa durante la rivoluzione, dopo che il marito aveva subita la stessa tragica fine. Pietro Leopoldo sposo Maria Luisa di Spagna dalla quale ebbe ben sedici figli. In Toscana fu egli pure un illuminato e benefico riformatore.

Nel 1790, alla morte di Giuseppe. salì sul trono imperiale col nome di Leopoldo II cd e appunto lui che ritroviamo come imperatore nella seconda lapide. Mori nel 1792, sicché In sua opera di sovrano e più legata alla Toscana che all'impero Austriaco. Fu pertanto due volle ospite della Casa Ceoldo, ora del Pellegrino. II terzo personaggio, Ferdinando IV, re delle due Sicilie, merita un particolare cenno, perché interessa di più a noi italiani anche per le cattive qualità che ebbe.

Era diventato re, sotto un Consiglio di reggenza, nel 1759 all'età di otto anni. I suoi titoli furono: re delle due Sicilie e di Gerusalemme, Infante di Spagna, duca di Parma, Piacenza e Castro, gran principe ereditario di Toscana. Ridicole tutte queste qualifiche per un ragazzetto di otto anni, che più tardi fu uomo mediocre, svagato e crudele. L'ignoranza dei popoli, unita agli interessi di chi lucrava sui privilegi, rese accettabili per secoli tali sciocchezze.

A 18 anni Ferdinando divento sovrano di pieno diritto

« Fiacco d 'animo e di mente, inesperto di governo de' popoli, propenso ai comodi ed a' piaceri. spassionato di gloria e di regno, e perciò inchinevole a vita torpida e allegra ». Cosi lo definisce magistralmente H Colletta. Avrebbe dovuto sposare Maria Giuseppa, sorella dell'imperatore d'Austria, ma questa morì quand'erano già pronte le Nozze e le relative feste.

Fu « sostituita» dalla sorella ~M8ria Carolina, di sedici anni, bella e intelligente. Anche questa, come regina.
e menzionala nella lapide padovana del 1791. Piiù tardi divenne superha e autoritaria, tanto che governo più del re, dedito ai piaceri 6sici. La rivoluzione Francese iniziata nel 1789 turbo 18 quiete dei principi e in special modo di questi principi.

Nel 1791 si recarono a Vienna per conferire evidentemente col fratello di Maria Carolina, l'imperatore Leopoldo del quale già parlammo prima. Tornando in itala can l'imperatore si fermarono a Padova in casa Ceoldo.

 I sovrani di Napoli speravano di formare una confederazione di principi italiani contro la rivoluzione francese, ma gli altri principi avevano uguale paura, non uguale odio. Inoltre la Cosa d'Austria che predominava in Italia non gradiva I'unione di armi italiane.

Forse proprio nel soggiorno di Padova si confermarono queste differenze d'opinioni. I sovrani di Napoli passarono poi per Roma, dove giunsero il 20 Aprile. Le discordie fro loro e il Sovrano Pontefice in quel momento tacquero. II papa Pio VI li accolse come amici.

A Roma trovarono anche, profughe dalla Francia, le principesse Adelaide e Vittoria, zie di Luigi XVI, le quali
avranno certamente narrato a Maria Carolina le angosce di sua sorella Maria Antonietta. II regno di Ferdinando IV fu lunghissimo (interrotto pero in Napoli da Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, che vi occupo il trono dal 1806 al 1808 e da Gioacchino Murat, cognato di Napoleone, dal 1808 al 1815)_ Nel 1815 riebbe completo iI reame delle due Sicilie col nome di Ferdinando I. Notevoli durante il suo regno l'impiccagione dell'ammiraglio Caracciolo, la fucilazione dell'ex-re Murat. Ferdinando ebbe anche in sorte di reprimere con molte condanne a morte i moti del '20 e del '21, che furono inizio della lotta per l'indipendenza e la liberta italiana. morì il 3 Gennaio 1825, dopo esser vissuto settantasei anni di cui sessantacinque di regno.

Oggi il «pellegrino» distratto passa davanti alle lapidi che ricordano il soggiorno a Padova di questi personaggi e non le guarda oppure, se le guarda, forse non sa chi siano stati Ferdinando e gli altri che furono qui con lui.

Miseria dell'umana gloria, se non fondata sui genio o sulla bontà. Si confronti I'effimero splendore degli imperatori, principi e duchi passati per Padova con la fama  perenne di Galileo GaliIei, che abito a qualche decina di metri di li o con quella di Sant'Antonio, I'umile frate, la cui tomba e a pochi passi dalla Casa del Pellegrino.

 

 

PDF
 
TORNA TORNA
Ignazio Sommer (Merzio)